Il monastero di Taktsang ("nido della tigre").

Il Bhutan è un piccolo paese himalayano avvolto nel mistero e nella magia, in cui la profonda cultura buddista ha abbracciato lo sviluppo globale, facendo proprio il concetto della FIL: la “felicità interna lorda”.

Il regno della Felicità Interna Lorda (FIL)

Il Bhutan già da anni adotta come indicatore della misura del benessere della popolazione il FIL. I criteri presi in considerazione sono la qualità dell’aria, la salute dei cittadini, il livello di istruzione, l’intensità dei rapporti sociali. Pur non essendo un Paese ricco (in termini di PIL, prodotto interno lordo), è comunque una nazione “felice”, in cui il livello di benessere percepito è altissimo, in virtù di un programma di sviluppo sostenibile volto al miglioramento dell’istruzione, alla protezione dell’ecosistema e all’incentivo dello sviluppo delle comunità locali.

I profondi valori spirituali del buddhismo nella ricerca della felicità

Il Bhutan è una terra in cui la spiritualità buddhista è profondamente radicata. Per molti dei suoi abitanti il fine della vita è quello di superare la sofferenza e di raggiungere la felicità, intesa però non come mero soddisfacimento dei bisogni materiali, ma felicità duratura, che si raggiunge coltivando la compassione, la pazienza e la saggezza. Lo stesso sistema economico – in coerenza con i principi della FIL – deve aiutare a perseguire questo fine, facilitando – e di non ostacolando – il raggiungimento della vera felicità.

Lo Shangri-La vivente

Nel 1933 James Hilton, nel libro Orizzonte perduto, raccontava di un luogo immaginario nell’Himalaya, Shangri-La, immerso in un meraviglioso paesaggio, dove il tempo si è fermato in un’aura di pace e serenità: l’atmosfera del “mondo perduto” di Hilton si ritrova in Bhutan,  sulle incontaminate pendici orientali del massiccio himalayano, tra le cui cime innevate si stendono antiche foreste e si incontrano file di bandiere di preghiera e villaggi tradizionali.

In questo paesaggio mistico si ergono i maestosi dzong (i monasteri fortificati caratteristici della regione), molti dei quali diventano, durante le celebrazioni religiose annuali (gli tshechu), grandiose scenografie.

Un modello di sostenibilità ambientale

In Bhutan la tutela dell’ambiente va in parallelo con quella della cultura: per legge, almeno il 60% dell’area del Paese deve rimanere a foresta per le generazioni future (attualmente il bosco supera il 70% dell’estensione territoriale bhutanese). Un’impronta di carbonio assolutamente controllata, quindi, e un patrimonio forestale in grado di assorbire non solo le proprie emissioni, ma anche quelle degli ingombranti vicini (Cina e India in primis).

Per il viaggiatore tutto questo si traduce in magnifiche escursioni nelle aree montane dell’Himalaya e fantastiche occasioni di osservazione della fauna selvatica e delle specie vegetali (spettacolari nel momento della fioritura), attraverso la ben organizzata rete dei parchi nazionali.

Da non perdere

Le città

  • Thimphu
  • Phuentsholing
  • Samdrup Jongkhar
  • Trongsa
  • Paro
  • Punakha
  • Jakar
  • Haa
  • Trasigang

Templi e dzong

  • Monastero di Taktsang (Paro)
  • Kyichu Lhakhang (Paro)
  • Rinpung dzong di Paro
  • Kurjey Lhakhang (Bumthang)
  • Jambay o tempio di Mayatreya (Bumthang)
  • Dzong di Trongsa
  • Dzong di Punakha
  • Dzong di Trashi Chho (Thimphu)
  • Monastero di Phajoding (Thimphu)

Le aree naturalistiche

  • Parco nazionale di Jigme Dorji
  • Phobjikha Valley
  • Black Necked Crane Center
  • Motithang Takin Preserve (Thimphu)
  • Dochu La (Thimphu)
  • Chumphu Nye (Paro)

Cosa vedere

Gli tsechu, immenso patrimonio immateriale di tradizioni

Parte integrante del patrimonio culturale – etnoantropologico – del Bhutan sono le celebrazioni religiose, gli tsechu (letteralmente “giorno dieci”), che si tengono annualmente in ogni distretto del Bhutan il decimo giorno di un qualsiasi mese del calendario tibetano (il mese varia a seconda del luogo o della città). Momenti culminanti degli tsechu sono la tradizionale danza cham, una danza in costume accompagnata da musica suonata con i tipici strumenti tibetani, e lo srotolamento di tappeti e thangka (stendardi) raffiguranti Padmasambhava, Guru Rinpoche, il “secondo Buddha”, cui gli tsechu sono dedicati.

Monumentale scenografia degli tsechu sono i cortili degli dzong, i monasteri fortificati, che si affollano di ballerini, attori e visitatori: gli tsechu sono infatti grandi eventi sociali, che attirano popolazione in lungo e in largo dai distretti circostanti, caratterizzati da un’atmosfera allegra, densa di festa e condivisione.

Ecco il periodo indicativo dei principali tsechu, le cui date precise variano annualmente:

  • Trongsa: gennaio
  • Punakha: febbraio
  • Paro: marzo
  • Chorten Kora (Trashiyangtse): febbraio e marzo
  • Nimalung (Bumthang): luglio
  • Haa: luglio
  • Thimpu: ottobre
  • Jakar: novembre
  • Trashigang: dicembre

Il monastero di Taktsang, “nido della tigre”, e i luoghi della spiritualità buddhista

Arroccato su un picco montuoso nella valle di Paro, Taktsang è il complesso religioso più noto e iconico del Bhutan e uno dei punti di riferimento del buddhismo himalayano. Il nome Taktsang significa “nido della tigre”, e si riferisce a una grotta in cui Guru Rimpoche – volato in Bhutan dal Tibet sul dorso di una tigre, nell’VIII secolo – meditò per 3 anni, 3 mesi, 3 giorni e 3 ore al fine di sottomettere i demoni malvagi che vi risiedevano. La grotta divenne un luogo sacro, su cui nel 1692 venne eretto il tempio.

Lo dzong più suggestivo del Paese, immerso in primavera nel colore lilla degli alberi jacaranda, è quello di Punakha, sede del governo fino alla metà degli anni Cinquanta e luogo di incoronazione dei sovrani del Bhutan. La struttura dello dzong è articolata in tre dochey (cortili), un primo, settentrionale, destinato a funzioni amministrative, un secondo dedicato ai quartieri monastici e un terzo, meridionale, dove si trova il tempio dove sono conservati i resti del tertön (maestro religioso) Pema Lingpa, iniziatore della stirpe regale da cui derivano i Wangchuck, e di Ngawang Namgyal (1594-1651), unificatore e pacificatore del Bhutan. All’estremità sud del complesso si trova il kunrey, la sala delle assemblee, decorata da eccezionali murales raffiguranti la vita di Buddha, statue dorate e raffinati intagli in legno.

Lo dzong di Trashi Chho, a Thimphu, sulla riva occidentale del Wang Chhu, domina la valle affacciato su una distesa di campi terrazzati. È stato la sede ufficiale del Druk Desi, il capo del governo laico che ha condiviso il potere con le autorità religiose dal XVIII al XIX secolo. Lo dzong è stato il luogo della sontuosa incoronazione formale del quinto re del Bhutan, nel 2008. La prima fortezza fu eretta nel 1216 sul pendio della collina dove ora sorge Dechen Phodrang, e fu adottata come sede dal lama Phajo Drugom Shigpo, colui che portò la stirpe dei Drukpa Kagyu in Bhutan. Il complesso passò poi dai discendenti di Lama Phajo a Zhabdrung Ngawang Namgyal nel 1641, che per ospitare in esso sia i monaci che i funzionari civili ne costruì uno nuovo più in basso, nel luogo attuale. Dal 1771, quando lo dzong superiore fu distrutto da un incendio, lo dzong inferiore divenne l’edificio principale. Quando il re Jigme Dorji Wangchuck trasferì la capitale a Thimphu nel 1962, lo dzong venne rinnovato e ampliato per raggiungere la forma attuale: venne lasciato intatto l’utse (la torre centrale), insieme all’imponente cappella e alla sala delle assemblee nel cortile, e il resto del complesso fu ricostruito secondo i canoni tradizionali, con mura perimetrali imbiancate a calce e rinforzate da torri angolari a tre piani, sormontate da tetti rossi e dorati a tre livelli. Lo dzong oggi ospita il segretariato, la sala del trono e gli uffici del re e dei ministeri degli Interni e delle Finanze.

Esperienze indimenticabili

Il Jhomolhari trekking

Jhomolhari trekking
Il trekking sul monte Jhomolhari.

Le escursioni in Bhutan sono fisicamente impegnative – per trekker esperti – ma estremamente gratificanti, e sono il modo più autentico per entrare in contatto con la gente del posto.

Il percorso più noto – meta di pellegrinaggio per gli amanti dei cammini storici – è quello sul monte Jhomolhari, classificato come trekking di un certo livello per l’itinerario in alta quota (dai 2.500 ai 5.000 metri di quota), che richiede una certa resistenza e l’attrezzatura adatta. Quasi tutto il percorso è all’interno del perimetro del Parco Nazionale Jigme Singye, e attraversa, oltre a una natura mozzafiato, alcuni insediamenti di allevatori di yak e la regione più remota del territorio di Lingshi.

Il mercato del fine settimana a Thimphu

Thimphu Bhutan
Le bancarelle del mercato di Thimphu.

A Thimphu, capitale e città più popolosa del Bhutan, ogni fine settimana si organizza il mercato, in un labirintico padiglione sulla riva occidentale del Wang Chhu, poco a nord dello stadio di Changlimithang.

I venditori, provenienti da tutto il distretto, cominciano ad arrivare il giovedì e rimangono fino a domenica sera, riempiendo le bancarelle del mercato e le strade circostanti di prodotti. Una delle aree più interessanti e insolite è quella degli incensi, deliziosamente aromatici, e dei cubetti rosa di canfora e zafferano che vengono utilizzati per aromatizzare l’acqua data ai pellegrini negli lhakhang (le strutture religiose).

Nelle bancarelle con i generi alimentari, distese di pesce essiccato, strisce di carne di maiale e dischi di datse (formaggio), peperoncini essiccati, sottaceti e condimenti locali, oltre a bottiglie di miele selvatico del Bhutan meridionale. A seconda della stagione, si trovano banane, giaca, noci di betel, foglie di felce arrotolate (nakey). Nella sezione dei cereali, riso rosso, kapche e l’orzo tostato apprezzato dai bhutanesi dell’altopiano e dai tibetani (conosciuto come tsampa nell’Himalaya).

A pochi passi, oltre il ponte, si trova – sempre nel fine settimana – il mercato dell’artigianato locale.

Il tiro con l'arco (datse)

Bhutan
Arciere bhutanese.

Lo sport nazionale del Bhutan – seguito con un tifo simile a quello che in Italia è riservato al calcio – è il tiro con l’arco (datse). Le regole sono precise: l’oggetto da colpire non è il classico bersaglio a cerchi concentrici disposto a 50 metri, ma una tavola in legno fissata al suolo, posta a una distanza di almeno 140 metri dal tiratore. Se la freccia colpisce la tavola e vi rimane perfettamente infissa, l’arciere guadagna 2 punti, se invece si avvicina a una distanza pari alla lunghezza di una freccia, il tiratore guadagna 1 solo punto.

Assistere (o perché no anche cimentarsi) in una gara di tiro con l’arco in Bhutan significa osservare da vicino il carattere originario di questa disciplina (che nel mentre si è dotata anche di strumenti all’avanguardia), sia per i rituali tradizionali che accompagnano l’esibizione degli arcieri, sia per danze e il goliardico tifo di contorno.

Bhutan nel piatto

Bhutan
Il peperoncino piccante bhutanese.

La caratteristica più distintiva della cucina bhutanese è la sua piccantezza. I peperoncini sono una parte essenziale di quasi tutti i piatti nazionali, e sono considerati così importanti che la maggior parte dei bhutanesi non apprezzerebbe un piatto se non piccante.

Il riso costituisce l’ingrediente principale della maggior parte delle specialità bhutanesi, accompagnato da uno o due pietanze a base di carne o verdure. Maiale, manzo e pollo sono le carni che si consumano più frequentemente. Le verdure comunemente usate sono spinaci, zucche, rape, ravanelli, pomodori, cipolle e fagiolini. Altri cereali oltre al riso, come il grano saraceno e l’orzo, sono coltivati in varie regioni del Paese, a seconda del clima locale.

Il piatto nazionale bhutanese è l’ema datshi, un mix piccante di peperoncini e delizioso formaggio locale, chiamato datshi, cui possono essere affiancati fagiolini e altre verdure, patate, funghi.

I momo e gli hoentoe sono la versione locale dei ravioli (dumpling), i primi ripieni di carne di maiale, manzo, cavolo e formaggio, i secondi di grano saraceno, ripieni di cime di rapa, formaggio e spinaci. Tra i piatti di carne, il phaksha paa, carne di maiale cotta con peperoncino rosso piccante, con ravanelli o spinaci, lo jasha maru, pollo tritato piccante, pomodori e altre verdure, servito con riso, e infine il gombo, trippa cucinata con molto peperoncino piccante, intero e in polvere.

Pillole di storia

Per conoscere il periodo più remoto della storia del Bhutan bisogna immergersi nella sia mitologia: poco si conosce infatti delle sue vicende prima dell’introduzione del buddhismo tibetano nel IX secolo, quando il peggioramento della situazione in Tibet costrinse molti monaci a fuggire nel vicino territorio bhutanese. Nel XII secolo fu fondata la scuola Drukpa, ancora oggi forma dominante del buddhismo in Bhutan. Secondo la tradizione bhutanese Padmasambhava (noto anche come Guru Rinpoche, il “secondo Buddha”) arrivò in Bhutan volando aggrappato a una tigre volante. Il monastero Taktshang (“nido della tigre”), abbarbicato su una parete rocciosa nella valle di Paro, è associato a questa tradizione.

Unificato e pacificato dal 1616 sotto Ngawang Namgyal, lama che, dopo l’arrivo in Bhutan dal Tibet, sconfisse tre invasioni tibetane e stabilì un sistema globale di leggi e di governo, il Bhutan ebbe la sua prima dinastia ereditaria nel 1907, anno in cui Ugyen Wangchuck fu incoronato Druk Gyalpo (Re Drago), fondando la dinastia Wangchuck che ancora oggi regna. Quando nel 1947 l’India ottenne l’indipendenza, il nuovo governo indiano riconobbe il Bhutan come paese indipendente.

Nel 1972 Jigme Singye Wangchuck salì al trono e nel corso del suo regno (terminato nel 2006) diede grande importanza all’educazione, al decentramento amministrativo, allo sviluppo dell’ecologia e del turismo e al miglioramento della vita nelle comunità rurali.

Nel 2008, con il sovrano Jigme Khesar Namgyel Wangchuck, il Bhutan ha promulgato la sua Costituzione e ha completato il processo di democratizzazione e di salvaguardia dei diritti dei cittadini.

A chi consigliamo il viaggio

Il Bhutan è la destinazione ideale di chi ama la natura, in particolare la montagna, da percorrere in suggestive camminate. Anche gli amanti dei siti culturali e degli eventi tradizionali non rimarranno delusi, soprattutto programmando di partecipare a uno dei tanti festival tradizionali che si svolgono in diverse città del Bhutan nel corso dell’anno.

Insoliti consigli per leggere e meditare (sempre in poltrona)…

Segnaliamo un grande classico:

  • Orizzonte perduto, di James Hilton (Sellerio 2006)

E due libri autobiografici, scritti da due donne (un’americana e una canadese) molto diverse tra loro, ma che hanno trovato in Bhutan una nuova dimensione interiore:

  • Liberi sotto un grande cielo. Dalla vita frenetica della City al lento cuore del Bhutan, un viaggio alla scoperta del vero senso della vita, di
    Emma Slade (Vallardi 2019)
  • Oltre il cielo, oltre la terra. La storia vera di un amore in Bhutan, di
    Jamie Zeppa (Bompiani 2002)

… e per insoliti cinefili amanti (anche) dei sottotitoli

  • Maghi e viaggiatori, di Khyentse Norbu (Buthan-Australia, 2003), il primo lungometraggio girato interamente nel Regno del Bhutan, con la maggior parte del cast composto da attori non professionisti. Racconta di un gruppo di viaggiatori che si sta recando allo tshechu di Thimphu.
  • Honeygiver Among the Dogs, di Dechen Roder (Buthan, 2017), un noir buddhista.

Informazioni utili

Documenti necessari per passeggeri italiani

Passaporto: necessario, con validità residua di almeno sei mesi e comunque sempre oltre la scadenza del soggiorno in Bhutan. È obbligatorio il visto d’ingresso, rilasciato dietro autorizzazione della capitale Thimphu e per il quale si consiglia di rivolgersi all’agenzia di viaggi di fiducia.

Vaccinazioni e situazione sanitaria

Nessuna vaccinazione richiesta.
Lo standard qualitativo delle strutture ospedaliere è buono.

Si raccomanda di:

– bere acqua sempre bollita o purificata o bere acqua e bevande in bottiglia aperte in presenza del viaggiatore, senza aggiunta di ghiaccio, e di evitare di consumare cibi crudi.

– stipulare prima della partenza una polizza assicurativa che preveda la copertura delle spese mediche e l’eventuale rimpatrio aereo sanitario (o il trasferimento in altro Paese) del paziente.

– portare con sé particolari o importanti medicinali personali che potrebbero non essere reperibili in loco.

Fuso orario

+ 5 ore rispetto all’Italia, + 4 ore quando in Italia vige l’ora legale.

Quando andare

Clima tropicale di alta montagna, con forti differenze a seconda dell’altitudine. Le temperature oscillano in gennaio da una minimo di meno 6 °C a una massimo di 17 °C e in luglio da un minimo di 13 °C a una massima di 30 °C. I mesi estivi, da giugno a settembre, possono essere particolarmente piovosi. Il clima da settembre a novembre è particolarmente rigido.

Moneta

Ngultrum (BTN/Nu).

Lingua

La lingua ufficiale è il dzongkha, che appartiene alla famiglia delle lingue tibetane. Al di fuori della capitale, l’inglese è pressoché sconosciuto.

Religione

Buddhista e induista.

Telefono

Prefisso per l’Italia: 0039
Prefisso dall’Italia: 00975

Come muoversi

Per guidare in Bhutan è necessaria la patente internazionale (modello convenzione di Ginevra 1949 oppure Vienna 1968).

I collegamenti interni sono difficili a causa dello stato delle strade e dai percorsi in alta montagna.

Elettricità

Tensione: 230 V
Frequenza: 50 Hz
Tipi di prese: D, F, G e M.

Ultimo aggiornamento: 24 marzo 2020. Per ulteriori informazioni e aggiornamenti consultare sempre il sito Viaggiare Sicuri.

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