Le bandiere di preghiera nel magnifico paesaggio montano del Nepal.

Paradiso per gli amanti del trekking, il Nepal offre i più celebri paesaggi himalayani, suggestivi luoghi di preghiera, templi e stupa, incantevoli villaggi montani e una straordinaria varietà di fauna selvatica.

Il fascino delle montagne più famose del mondo

L’Himalaya nepalese è l’obiettivo estremo degli amanti della montagna, in particolare degli alpinisti più audaci, gli appassionati degli “ottomila”. All’interno del territorio nepalese sorgono infatti otto dei quattordici massicci del pianeta che superano gli ottomila metri di altitudine: oltre ai celeberrimi Everest e Annapurna, le cime di Kangchenjunga, Lhotse, Makalu, Cho Oyu, Dhaulagiri e Manaslu.

In nessun altro luogo è possibile fare lunghi trekking, della durata di più giorni e a livelli differenti di difficoltà, in un incredibile paesaggio montano, con la certezza di trovare, a fine giornata, un accogliente rifugio e un pasto caldo.

Rafting, canyoning, arrampicata, kayak, parapendio e mountain bike offrono infine scariche di adrenalina, sullo sfondo di alcuni dei paesaggi himalayani più suggestivi del mondo.

Patrimonio culturale e spiritualità

Per i viaggiatori che preferiscono visitare il Nepal con un ritmo più lento e riflessivo ci sono le piazze medievali di Kathmandu, Patan e Bhaktapur, e le rotte di pellegrinaggio dei buddhisti tibetani alla ricerca dei siti spirituali, stupa e antichi monasteri. È nel famoso giardino di Lumbini, divenuto presto luogo di devozione e oggi patrimonio dell’UNESCO, che Siddhartha Gautama, il Buddha, nacque nel 623 a.C. Tra i pellegrini che visitarono il sito compare l’imperatore indiano Ashoka, che eresse lì uno dei suoi pilastri commemorativi.

Anche dopo il disastroso terremoto del 2015, il Nepal rimane la meta culturale più importante dell’Himalaya; la valle di Kathmandu in particolare, patrimonio dell’UNESCO, offre uno straordinario panorama architettonico di palazzi, santuari monumentali e templi.

Non solo montagne: la giungla nepalese

A sud delle montagne del Nepal c’è un paesaggio completamente diverso: una catena di parchi nazionali e aree protette selvagge e frondose, dove gli amanti dell’osservazione delle specie faunistiche in natura potranno puntare il cannocchiale – o l’obiettivo – sulle cime degli alberi subtropicali, alla ricerca di specie di uccelli esotici, o scandagliare la giungla per avvistare rinoceronti asiatici, tigri del Bengala e coccodrilli. Ai piedi dell’Himalaya, il Parco Nazionale Reale di Chitwan (patrimonio dell’UNESCO) è una delle poche aree della regione del Terai, che in passato si estendeva tra di India e Nepal, rimaste incontaminate, dalla flora e fauna particolarmente ricche.

Da non perdere

Le città

  • Kathmandu
  • Bhaktapur
  • Patan
  • Pokhara
  • Kirtipur

I patrimoni culturali dell’UNESCO

  • Valle di Kathmandu
  • Lumbini, il luogo natale di Buddha

 

I patrimoni naturali dell’UNESCO

  • Parco Nazionale di Sagarmatha
  • Parco Nazionale Reale di Chitwan

Cosa vedere

I gioielli della  valle di Kathmandu (patrimonio dell’UNESCO)

Il patrimonio culturale della valle di Kathmandu è formato da sette complessi monumentali che la hanno resa famosa in tutto il mondo: le piazze Durbar di Kathmandu, Patan e Bhaktapur, gli stupa buddhisti di Boudhanath e Swayambhu e i templi hindu di Pashupatinath e Changu Narayan. Le tre città di Kathmandu, Patan e Bhaktapur, che nel periodo tra il XII e il XVIII secolo erano città-stato che si alternavano per il controllo della valle, furono fondate dai Newa (Newari), un’etnia originaria del territorio di Kathmandu. La prima dinastia newa, i Licchavi, creò dal VI secolo il regno che costituì il nucleo originario dell’odierno Nepal, e Newa erano anche i Malla, che raggiunsero nel XII secolo il picco di massimo splendore della civiltà nepalese.

Nonostante i danni subiti nel disastroso terremoto del 2015, il centro storico della vecchia Kathmandu rimane un museo architettonico all’aperto, con magnifici templi, pagode, padiglioni e santuari. L’accesso alla città vecchia avviene attraverso la piazza Durbar, sede del complesso dell’Hanuman Dhoka, palazzo reale della dinastia Malla e degli Shah che governarono la città. Dalla piazza ci si inoltra in un vero e proprio labirinto di vicoli medievali, cortili nascosti e luoghi sacri, che si animano in particolare durante le spettacolari feste tradizionali.

Estremamente suggestiva, la seconda ex città-stato della valle di Kathmandu, la medievale Bhaktapur, gode di una posizione straordinaria per la spettacolare vista dei massicci del Machhapuchhare e dell’Annapurna, che si specchiano nelle acque tranquille del lago Phewa Tal. Lungo il dedalo delle tortuose stradine fiancheggiate da edifici in mattoni rossi della città vecchia si rimane impressionati dall’improvvisa apparizione di templi e pagode, tra cui il tempio di Nyatapola, il più alto del Nepal. La vita degli abitanti è lenta e ancora legata ad abitudini e occupazioni secolari, dall’essiccazione del  il mais alla produzione artigianale della ceramica.

Nell’alta valle di Kathmandu, Patan è la città dei commercianti Newa. Il suo cuore antico, che fa capo alla centrale piazza Durbar, nasconde anche il Patan Museum, uno dei musei più interessanti dell’Asia meridionale e primo museo pubblico nepalese, creato come istituzione autonoma ed economicamente autosufficiente. Ai quattro punti cardinali della città vecchia sorgono i quattro stupa di Ashoka, monumenti religiosi buddhisti eretti secondo la tradizione dall’imperatore Ashoka (304-232 a.C.) per fissare i limiti urbani, secondo gli studiosi risalenti invece al IV secolo, come l’intera città di Patan. Nella città sorge inoltre l’unico edificio di culto cattolico autorizzato nel Paese, la cattedrale dell’Assunzione della Beata Vergine Maria, sede del vicariato apostolico del Nepal.

Gli stupa, testimonianza monumentale di devozione

Situato sull’antica rotta commerciale che collega il Tibet alla valle di Kathmandu, lo stupa (chörten in tibetano) di Boudhanath è il fulcro della comunità di profughi buddhisti che nel 1950 giunse qui esiliata dal Tibet. Con la sua imponente altezza di 36 metri, è uno degli stupa più grandi al mondo, e domina lo skyline della cittadina di Boudhanath con la sua spettacolare cupola bianca coronata da una guglia, vero e proprio faro per i pellegrini lo raggiungono da centinaia di chilometri di distanza. La presenza nella zona di un gran numero di rifugiati dal Tibet ha portato poi alla costruzione di oltre cinquanta monasteri tibetani intorno al Boudhanath, un vero e proprio “paesaggio sacro” di grande fascino.

Secondo solo a Boudhanath nella gerarchia devozionale buddhista in Nepal, lo stupa Swayambhunath è noto anche come il “tempio delle scimmie” per le numerose scimmie che popolano il sito. La cupola rappresenta il globo terrestre, i due grandi occhi dipinti su ogni lato della guglia rappresentano la conoscenza e la compassione e sopra di essi è presente il terzo occhio. Il segno a spirale sotto gli occhi è un simbolo nepalese (ek) che indica l’unità. Sopravvissuto al terremoto del 2015 con solo lievi danni, lo stupa Swayambhunath mantiene inalterato il suo aspetto tradizionale, con le ruote di preghiera su cui è inciso il mantra Oṃ Maṇi Padme Hūṃ (O Gioiello del Loto!), uno degli epiteti (Maṇipadma), del bodhisattva (illuminazione) della compassione Avalokiteśvara.

I monumenti della natura

Sagaramāthā è il nome in nepali del monte Everest (in sanscrito, “madre dell’universo”), ed è una zona di eccezionale interesse paesaggistico, con impressionanti montagne, ghiacciai e valli profonde, dominata dal massiccio più alto del mondo (8.848 m). Oggi, il Nepal orientale, con al suo interno la porzione meridionale del massiccio dell’Everest, è all’interno del Parco Nazionale di Sagarmatha (patrimonio dell’UNESCO), che tutela tra i suoi confini diverse specie rare come il leopardo delle nevi e il panda minore. Nel territorio himalayano vive poi l’etnia degli sherpa, il “popolo dell’est”, nota in tutto il mondo per l’indispensabile ruolo dei suoi esploratori e portatori nelle avventure alpinistiche.

Di grande interesse è anche la valle alpina del Langtang vicino al confine con il Tibet, terzo grande trekking del Nepal dopo quello del Campo Base dell’Everest e dell’Annapurna. La formidabile natura della valle del Langtang (abitata dall’etnia Tamang) combina le rigogliose macchie di pini, betulle, querce e bamboo e la foresta himalayana con alte cime, pascoli e ghiacciai in un’incredibile varietà di paesaggi, soprattutto nel percorso dei laghi sacri di Gosainkund, incastonati in un contesto d’altura a 4.400 metri. La valle è attraversata dal fiume Bhote Khosi, che scendendo dal Tibet taglia la catena himalayana e rappresenta storicamente un corridoio e un’antica via di comunicazione tra Nepal e Tibet.

Esperienze indimenticabili

Trekking al Campo Base dell'Everest

nepal everest
Veduta dell'Everest dal Campo Base.

L’escursione – normalmente della durata di due settimane – al Campo Base della montagna più alta del mondo è in cima alla lista dei desideri di molti viaggiatori, in particolare degli amanti dell’alpinismo e della suggestione delle imprese eroiche degli scalatori dell’Everest di inizio Novecento. Il Campo Base è infatti il punto di partenza delle scalate in vetta.

Oltre all’impressionante massiccio del Monte Everest, la vista spazia sulle cime dell’Himalaya che lo circondano, e al tramonto si può godere dello straordinario spettacolo dell’enrosadira – il fenomeno di colorazione rosa che passa gradatamente al viola – sul Pumori e l’Ama Dablam.

Il trekking raggiunge l’altitudine massima di circa 5.500 metri (Kala Patthar), ed è adatto a escursionisti mediamente allenati e in buona salute. Il periodo migliore è da metà ottobre a metà dicembre, e da marzo a fine maggio.

Trekking sul massiccio dell'Annapurna

annapurna nepal
Il massiccio dell'Annapurna.

Il trekking sul massiccio dell’Annapurna (8.091 metri di altezza,  è il decimo monte più alto del pianeta), è il più popolare, vario e interessante del Nepal. In primis per la varietà del paesaggio che si incontra, dalle colture di riso terrazzate della fascia subtropicale, al panorama alpino del passo Thorong La, fino al deserto transhimalayano dell’altopiano di Baragaon.

Nel corso del trekking è possibile incontrare molte diverse etnie, di cultura hindu, tibetana e sciamanica, e i relativi luoghi sacri, come i templi, le grotte di meditazione, i monasteri e le aree di preghiera.

Il trekking raggiunge un’altitudine massima di 5.416 metri (Passo del Thorung La), ed è adatto a escursionisti allenati e in buona salute. Il periodo migliore per affrontare l’esperienza è da metà ottobre a fine maggio.

I festival tradizionali del Nepal

Pashupatinath Nepal
Il tempio di Pashupatinath, fulcro del Maha Shivaratri.

Visitare il Nepal nel corso di uno dei tanti festival tradizionali significa godersi uno spettacolo eccezionale e immergersi nella cultura del luogo. Il popolo nepalese ha infatti a cuore la propria identità culturale, e le antiche pratiche religiose sono ancora seguite, in parallelo al moderno sviluppo tecnologico.

Ecco alcuni tra i più importanti e seguiti:

Dashain (settembre-ottobre). Celebrato per 15 giorni, il Dashain festival è una delle ricorrenze più importanti per la popolazione hindu del Paese. La vittoria della dea Durga sul diavolo Mahishasura viene celebrata durante il Dashain attraverso culti, feste, fiere e riunioni familiari, che propizieranno la fertilità della terra e un abbondante raccolto.

Bisket Jatra (aprile). Famoso come il capodanno nepalese, si celebra nel nuovo anno del Bikram Sambat, il calendario tradizionale hindu del subcontinente indiano, utilizzato in Nepal come calendario ufficiale. Il grande raduno viene organizzato a Bhaktapur, dove gli abitanti del luogo si riuniscono, cantano, ballano, suonano musica dhimay e si lanciano colori.

Lhosar (febbraio). È il capodanno tibetano, una delle feste più popolari del Nepal, celebrata da diverse comunità in giorni diversi: il Tamu Lhosar viene celebrato dai Gurung, il Sonam Lhosar dai Tamang e dagli Yolmo e il Gyalbo Lhosar dalle comunità tibetane e sherpa. L’inizio del nuovo anno è celebrato con balli, musica, feste in famiglia, scambi di saluti e regali. Le famiglie pregano insieme durante questa festa e cucinano cibi speciali per gli dei. Il brindisi di capodanno è a base di chang, una bevanda tibetana locale, simile alla birra.

Maha Shivaratri (febbraio). È la festività hindu celebrata ogni anno in onore del dio Shiva, nella ricorrenza del suo matrimonio con la dea Parvati. Migliaia di monaci si riuniscono nei vari templi dedicati a Shiva del Nepal, in tra cui spicca per importanza quello di Pashupatinath.

Nepal nel piatto

chaatpate nepal
Il chaatpate, street food caratteristico di Kathmandu.

La cucina nepalese varia sia in base all’etnia, sia alla regionalità, poiché suolo e clima influenzano in maniera determinante la diversità gastronomica del Nepal.

Il dal-bhat-tarkari è una zuppa a base di lenticchie e spezie (dal) servita su bhat – solitamente riso – e insaporita da un curry vegetale (tarkari), si mangia in tutto il Nepal ma è caratteristica dell’etnia khas.

Gli accompagnamenti alle pietanza possono essere sottaceti piccanti (achaar), freschi o fermentati (tra cui gli spinaci, gundruk ko achar e i ravanelli, mula ko achar, di cui esistono numerose varianti), limone (nibuwa) o lime (kagati), peperoncino verde fresco (hariyo khursani) o papadum (cialda sottile e croccante a forma di disco).

Il dhindo  è un denso porridge tradizionale nepalese preparato cucinando farina di miglio macinato in un taapke (padella di ghisa). È un cibo tipico della cucina povera, caratteristico delle regioni montuose, dove il grano e il riso sono difficili da coltivare.

Due cibi iconici nepalesi sono i momo e il chaatpate. I momo sono la versione locale dei dumplings, ripieni di carne macinata (tradizionalmente di bufalo, ora anche di agnello o pollo) in un impasto di farina e cotti al vapore. Il chaatpate di Kathmandu è invece  la versione locale del chaat indiano, street food a base di riso soffiato, noodles, ceci, coriandolo, pomodoro, cetriolo, cipolla, patate, piselli, succo di limone, peperoncino fresco e spezie. È una combinazione vincente di consistenza e sapori: la morbidezza della patata contrasta con la croccantezza del riso soffiato e dei noodles, la piccantezza del peperoncino è bilanciata dalla freschezza del cetriolo e del pomodoro tritati.

La cucina himalayana è influenzata culturalmente dai gruppi etnici tibetani, e risente delle condizioni ambientali: sostanziale infertilità del suolo montagnoso e clima è freddo tutto l’anno, con abbondanti nevicate. Le colture tipiche di questa regione sono il grano saraceno, il miglio, l’orzo mondo, i fagioli e la patata. Per contrastare i rigori del freddo si consumano spesso cibi caldi come la zuppa, il thukkpa (ramen), il tè con burro o ghee e sale e la tongba, una bevanda alcolica a base di miglio, tradizionale del popolo dei Limbu. I bovini allevati in questa regione sono yak, chauries (un incrocio tra yak e mucca), capre dell’Himalaya e pecore, allevati per la carne, il latte, il formaggio e il dahi (yogurt).

Completamente diversa la ricca tradizione culinaria newa, presente nelle fertili valli di Kathmandu e Pokhara, che fa largo uso della carne di bufalo e pesce. Kwāti (zuppa di fagioli), kachilā (carne macinata speziata), chhoylā (carne di bufalo marinata nelle spezie e grigliata sulla fiamma di steli di grano essiccati), pukālā (carne di bufalo fritta), paun kwā (zuppa acida di cagià), swan pukā (polmoni di capra insaccati con un ripieno speziato, bolliti, tagliati a fette e fritti), syen (fegato fritto), mye (lingua bollita e fritta), sapu mhichā (trippa di bufalo ripiena di midollo osseo) e sanyā khunā (zuppa di pesce in gelatina) sono alcuni dei cibi più particolari e popolari, che è possibile assaggiare soprattutto durante i festival.

Pillole di storia

In epoca antica, intorno al 1000 a.C. i Kirati (provenienti dall’Asia centrale) e successivamente, alla metà del V sec. a.C. i Gopala (originari dell’India settentrionale) invasero la valle di Kathmandu, fondando i primi regni. Al popolo dei Licchavi (400-750 d.C.), di etnia Newa proveniente dall’India orientale, risale probabilmente l’introduzione dell’animismo e successivamente dei più raffinati culti filosofici dell’induismo. Seguirono i Thakuri (IX-XII secolo) e i Malla (XIII-XVIII secolo), narrati da Giuseppe Tucci nel suo racconto di viaggio Il regno dei Malla. Alla scoperta di un misterioso impero in Nepal. I Malla entrarono in Nepal dal Bengala intorno al 1200, instaurando uno stato estremamente fiorente dal punto di vista artistico e commerciale (fatto di scambi con Tibet, Cina e India).

L’unificazione del Nepal avvenne nel 1768-1769 grazie a Prithvi Narayan Shah, capostipite dell’ultima dinastia regnante nepalese e padre della nazione. Rimasto indipendente sia dalla Cina sia dall’India britannica, il Nepal nel 1846 subì il golpe del generale Jang Bahadur Rana, che si impadronì del potere esautorando la dinastia Shah fino agli anni 1947-1951, quando il movimento democratico rovesciò la famiglia Rana (con l’aiuto dell’India), consentendo il ritorno sul trono del re Tribhuvan e del figlio Mahendra, che nel 1960 fece arrestare i membri del primo governo eletto con libere elezioni (nel 1959), bandì i partiti politici e instaurò dal 1962 il sistema di governo del Rastriya Panchayat (collegi elettorali).

Dopo il massacro, nel 2001, del sovrano e di gran parte dei membri della famiglia reale salì al trono Gyanendra (uno dei pochi sopravvissuti), che si scontrò con il malcontento popolare e il movimento rivoluzionario di ispirazione maoista, che nelle elezioni del 2008 vinse nettamente. Il 23 maggio 2008 è stata proclamata la Repubblica.

Il 25 aprile 2015 un terribile terremoto provocò 8617 vittime. Il 28 ottobre dello stesso anno divenne presidente del Nepal una donna, Bidhya Devi Bhandari.

A chi consigliamo il viaggio

Un viaggio in Nepal implica una buona forma fisica e un sano spirito di adattamento, ma saprà ripagare le aspettative con magnifici sentieri in alta quota e un patrimonio culturale di estremo interesse.

Tibet e Nepal in Italia: il MAO – Museo d’Arte Orientale a Roma

Chi volesse approfondire il tema dell’arte nepalese e tibetana non può farsi sfuggire l’occasione di visitare le collezioni del Museo delle Civiltà / Museo d’Arte Orientale a Roma (EUR), i cui settori Tibet e Nepal si devono alla pionieristica ricerca scientifica italiana in Asia e in particolare alla figura di Giuseppe Tucci (1894-1984), grandissimo orientalista riconosciuto a livello internazionale come il padre della tibetologia contemporanea.

La collezione è prevalentemente costituita da dipinti arrotolabili su stoffa, statue in lega metallica, cretule votive, affreschi, suppellettili e oggetti rituali, oltre a gioielli e a decorazioni di mobilio.

Insoliti spunti per lettori d’alta quota

  • Il regno dei Malla. Alla scoperta di un misterioso impero in Nepal, di Giuseppe Tucci (Jouvence)
  • Aria sottile, di Jon Krakauer (Corbaccio)

Informazioni utili

Documenti necessari per passeggeri italiani

Per viaggiare in Nepal è necessario il passaporto, con validità residua di almeno sei mesi al momento dell’arrivo e comunque superiore al periodo di permanenza nel Paese.

È obbligatorio il visto d’ingresso, che si può ottenere direttamente all’ingresso nel Paese presso la frontiera terrestre o all’aeroporto di Kathmandu presentando il passaporto e due foto tessera. È possibile anche ottenere il visto presso il Consolato Onorario del Nepal a Roma (Largo C. Grigioni 7/8 – 00152 Roma; tel.: 0039 0653293402/403/405; fax: 0039 06 53293416; e­mail: paoloavventure@tin.it). Per maggiori informazioni si consiglia di visitare il sito: http://www.nepalimmigration.gov.np/.

Vaccinazioni e situazione sanitaria

Nessuna vaccinazione richiesta.

Si raccomanda di:

– bere solo acqua e bibite in bottiglia senza aggiunta di ghiaccio, di non mangiare cibo crudo e carne macinata e di lavare e disinfettare sempre frutta e verdura prima del consumo.

– stipulare prima della partenza una polizza assicurativa che preveda la copertura delle spese mediche e l’eventuale rimpatrio aereo sanitario (o il trasferimento in altro Paese) del paziente. Le strutture medico ospedaliere pubbliche sono ancora fortemente carenti. Le strutture sanitarie private, pur essendo di livello più alto rispetto a quelle pubbliche, non sono comunque in grado di effettuare interventi complessi.

– portare con sé particolari o importanti medicinali personali che potrebbero non essere reperibili in loco.

Fuso orario

+ 4,45  ore rispetto all’Italia; + 3,45 ore quando in Italia è in vigore l’ora legale.

Quando andare

Clima tropicale caldo nelle regioni meridionali (Piana del Terai); sub-tropicale moderato nelle regioni collinari centrali (Kathmandu, Pokhara); alpino nelle zone a settentrione, più elevate; sub-artico, da tundra, nelle zone di alta montagna. Le temperature variano da quelle molto calde delle pianure a quelle estremamente rigide delle montagne. Le precipitazioni monsoniche vanno, orientativamente, da giugno a settembre con piogge giornaliere molto intense che costituiscono l’elemento climatico dominante.

Moneta

Rupia nepalese (NPR).

Lingua

Nepalese (nepali). Poco diffuso l’inglese fuori dai centri urbani.

Religione

Induista, buddista e musulmana.

Telefono

Prefisso per l’Italia: 0039
Prefisso dall’Italia: 00977

Come muoversi

Per guidare in Nepal è necessaria la patente internazionale (modello Convenzione di Ginevra 1949).

Elettricità

Tensione: 230 V
Frequenza: 50 Hz
Tipi di prese: C, D, e M. La frequenza di rete è poco stabile.

Ultimo aggiornamento: 24 marzo 2020. Per ulteriori informazioni e aggiornamenti consultare sempre il sito Viaggiare Sicuri.

Oh no! :(

Ci dispiace! Al momento non sono presenti viaggi in questa categoria.

Prova ad utilizzare il nostro form cerca viaggi o contattaci. Il sito Insolita Itinera è in costante aggiornamento e abbiamo tante altre proposte di viaggio che ancora non sono presenti.

Il viaggio dei tuoi sogni da qualche parte esiste, lo cercheremo insieme!